Comics VS Movies: Sin City
Il fumetto e il film di Sin City sono opere molto simili tra loro... ma quale delle due è migliore?
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Il risultato è un film fedele che rispetta trama, personaggi e atmosfere del fumetto... ma quale dei due è migliore?
Scopriamo assieme chi sarà il vincitore di questa puntata di Comics VS Movies!
Per decretare il vincitore di questo duello prenderemo in esame i quattro episodi in cui il film è suddiviso, tratti da altrettanti cicli di storie a fumetti.
Un Duro Addio
Marv può essere considerato il personaggio simbolo di Sin City. Probabilmente il più amato dai fan, quello da cui tutto è cominciato, di certo riesce a riassumere lo spirito della Città del Peccato col suo aspetto, il suo carattere e il suo stile di vita. Ma era anche il personaggio più difficile da realizzare, quello che se non avesse funzionato avrebbe potuto far crollare su sé stesso tutto l'adattamento cinematografico...bè, Marv è perfetto. L'interpretazione di Mickey Rourke è sbalorditiva nel suo riuscire a dare vita in modo credibile a quel personaggio cartaceo così sopra le righe, aggiungendo anche un pizzico di ironia in più rispetto alla versione originale. Oltre alla bravura dell'attore, incanalata in un ruolo dove è evidente che si diverta un mondo (difficile credere il contrario) va evidenziata anche il lavoro magistrale fatto dal reparto trucco, che è riuscito a ricreare il volto tumefatto di Marv rendendo evidente la sua caratteristica silhouette.
Il fascino del personaggio è dovuto anche alle situazioni in cui si trova, dalle scene action in cui scatena tutto il suo amore per la violenza fino ai momenti divertenti che rendono più simpatico il personaggio, a partire dal ritorno alla sua vecchia casa dove incontra l'amata madre (sequenza purtroppo conservata solo nella versione estesa della pellicola).
Carla Gugino è una buona Lucille, mentre Jamie King si rivela una buona scelta per la doppia identità di Goldie e Wendy; per sottolineare questa differenza Rodriguez decide di "colorare" Goldie ma non Wendy, una scelta che vuole rendere esplicita la differenza tra le due gemelle ma di cui si sarebbe potuto fare a meno. Il cannibale Kevin interpretato da Elijah Wood, senza barba e più minuto di quanto non fosse nel fumetto, ha un aspetto ancor più innocente e questo riesce a renderlo maggiormente inquietante. Simpatico il cameo di Frank Miller nei panni del prete confessore, non altrettanto Rutger Hauer come cardinale Roark, un attore che avrebbe sicuramente fare di più ma dà via a una delle interpretazioni del film che si dimenticano più in fretta.
Vincitore: Pareggio
Un'Abbuffata di Morte
La storia col cast più ricco del film, nel quale vediamo in azione un gruppo di grandi attori che interagiscono alla perfezione per dare vita a
Il Dwight di Clive Owen non ha la costante espressione di rabbia che sfoggia nella versione cartacea, ma questo non lo rende meno minaccioso o meno carismatico; allo stesso modo Benicio Del Toro è perfetto, tanto nell'aspetto fisico quanto nell'aria da pazzo che riesce a trasmettere.
Brittany Murphy non ha le caratteristiche lentiggini di Shellie, ma con i suoi occhioni riesce comunque a infondere al personaggio la sua caratteristica aria sbarazzina, ingenua ma comunque in grado di tenere testa a Jackie Bello. Per interpretare Manute è stato chiamato Michael Clarke Duncan, scelta abbastanza ovvia e che non richiede grandi sforzi all'attore se non di essere ciò che è: grosso e di colore.
Affascinanti come dovrebbero tutte le ragazze della città vecchia: la Gail Rosario Dawson sembra uscita dai volumi e anche meglio, Devon Aoki è più glaciale e statuaria della Miho stampata su carta, Becky ha il faccino innocente di Alexis Bledel reso ancor più angelico dai penetranti occhi azzurri.
Il film riesce a trasmettere la sensazione di catastrofe imminente che permeava le pagine del fumetto, sottolineando il pizzico di follia con la scena del redivivo Jack diretta da Quentin Tarantino.
Manca la citazione a Leonida presente nell'opera originale, ma il combattente spartano avrebbe avuto la sua rivincita un paio d'anni dopo, con la trasposizione di 300.
Vincitore: Pareggio
Quel Bastardo Giallo
La storia di Hartighan e Nancy è stata suddivisa in due parti nel film, inserendo le altre due storie nel lasso di tempo in cui la ragazzina è cresciuta; così facendo si ottiene un finale forte, ma mantenendo tutta la trama unita all'inizio della pellicola si sarebbe potuto giocare sulla sorpresa di vedere per la prima volta Nancy cresciuta, effetto che non c'era stato nemmeno dei fumetti visto che la ballerina era presente già nei primi volumi della serie.
Su Nancy nulla da dire, è Jessica Alba, come si può criticarla? Fantastica sul palco del locale in cui si dimena col suo lazo, dimostra anche le sue doti attoriali nelle scene più intense... Viene però da storcere il naso (e non solo perché siamo maschietti allupati) la sua ostinazione a non voler girare scene in topless, che in questo caso rende Nancy un personaggio meno sbalorditivo di quanto avrebbe potuto essere se la cara Jessica si fosse decisa a sfoderare l'artiglieria pesante.
Bruce Willis mantiene comunque un enorme fascino, anche in questa versione degradata e noir; sarebbe un perfetto John Costantine, ben distante dall'ex-poliziotto molto più vecchio e cadente del fumetto. Il suo aspetto originale rendeva ancor più forte l'attrazione che una ragazza mozzafiato come Nancy provava per lui, mentre Willis anche se con un bel po' di anni alle spalle continua a far provare più di un brivido alle platee femminili.
Il Bastardo è disgustoso e giallo come ci si aspetterebbe, anche in questo caso grazie a un ottimo lavoro del reparto make-up.
Vincitore: Pareggio
Il Cliente ha Sempre Ragione
Breve episodio di poche pagine, c'è poco da dire su come sia stato portato sullo schermo questa sequenza, in grado però di definire l'atmosfera del film, grazie al bianco e nero, agli elementi evidenziati dal colore, alla pioggia battente e alla calda voce fuori campo che prende il posto delle didascalie. L'efficacia di questi pochi minuti è servita a Rodriguez per dimostrare a Frank Miller che era possibile tradurre sul grande schermo il suo fumetto, facendolo così acconsentire che il progetto partisse.
Ne approfittiamo quindi per parlare della fotografia e della regia; mai come in questo caso si è visto un lavoro così fedele nel tradurre lo stile di un autore. Ci sono film che hanno cercato di riprodurre vignetta per vignetta opere famose (sì, Watchmen, è inutile che fai finta di nulla, sto parlando proprio di te!) ma senza catturare lo stile dell'autore; ecco, Sin City è riuscito alla perfezione in tutto ciò, grazie all'umiltà con cui il regista si è fidato della potenza visiva di quanto il disegnatore era riuscito a fare su carta.
Le inquadrature sono così fedeli che a volte quasi dispiace vedere vignette iconiche, come Marv che esce dalla finestra frantumando il vetro, occupare in movimento solo una frazione di secondo; si sarebbe potuto ovviare a questo con un effetto slow motion che però avrebbe reso tutto artificioso, perdendo così la dinamicità e lo stile fracassone che contraddistingue Sin City.
Il killer che apre il film in questo episodio viene richiamato nel finale, come a incorniciare l'intera pellicola, per uccidere Becky; la giovane prostituta infatti a differenza del fumetto era sopravvissuta, ma le ragazze della Città Vecchia hanno comunque trovato un modo per fargliela pagare...
Vincitore: Pareggio
Ci troviamo di fronte forse alla miglior trasposizione (badate bene: trasposizione, non adattamento) da fumetto a cinema che si sia mai vista. Ogni formato sfrutta al meglio le sue potenzialità, mantenendo una fedeltà reciproca e una forte efficacia. Fumetto e film di Sin City sono quindi entrambe opere di altissimo livello nei rispettivi settori quindi, non riuscendo a scegliere, decretiamo come risultato finale un bel pareggio.