Le Condizioni dell'adolescenza, BadComics.it intervista Nate Powell

Abbiamo intervistato Nate Powell, autore della raccolta di storie brevi Condizioni, pubblicata da Psycho Pop...

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Dopo la video-recensione del volume Condizioni che abbiamo pubblicato settimana scorsa, oggi vi proponiamo un'intervista al suo autore, Nate Powell.

Ciao Nate e benvenuto su BadComics.it.
Psycho Pop ha pubblicato recentemente Condizioni, una raccolta di tue storie a fumetti realizzate circa 20 anni fa. Ti capita di rileggere queste tue storie brevi? Cosa ne pensi, alla luce dell'esperienza che hai maturato in questo periodo?

Mi capita di rileggerle, sempre con affetto. Penso che rivelino chiaramente che fossi un egocentrico con poco più di 20 anni, alla ricerca di risposte, impegnato a fare fumetti con lo scopo di riflettere sulle grandi domande senza pensare al risultato finale o al lettore, e questo è molto rinfrescante. La mia storia preferita di tutti i tempi è in questa raccolta - Autopilot, assieme alle due storie brevi The Astronomers' Club e Daylight, che sono state pubblicate per la prima volta su Walkie Talkie #2. . My all-time favorite story is in that collection—“Autopilot”, along with two other short stories, “The Astronomers’ Club” and “Daylight”, which were all originally published in Walkie Talkie #2. Le ho scritte in un periodo di vuoto, e tutte assieme mi hanno aiutato ad attraversare un passaggio fondamentale della mia vita a 22 anni.

Nella tua introduzione a Condizioni paragoni questo volume a un mix su audiocassette con dedica, in cui ogni storia può essere considerata come una canzone differente. Chi consideri il destinatario di Condizioni e quale messaggio speri di trasmettergli?

Non c'è mai stato un pubblico di riferimento, e in effetti questo da allora è rimasto un punto fisso molto importante per me, anche se ho dovuto riconsiderare questo atteggiamento lavorando a March, per rispetto ai contenuti storici del lavoro. Le storie contenute in Condizioni, scritte dai 20 ai 25 anni, sono state create per me e per le persone a me vicine, per comunicare sentimenti vaghi e intimi. Qualche volta lavoravo sulle fasi di passaggio in una relazione, qualche volta cercavo di cristallizzare alcune domande (e occasionalmente anche qualche risposta) che riguardavano il mio ruolo nel mondo. Tutte queste storie sono state originariamente auto-pubblicate, vendute in qualche negozio di fanzine punk o al banco del merchandising alla fine dei concerti della mia band, e credo che questo faccia capire il contesto del pubblico che avevo in mente.

condizioniDiverse storie contengono pagine prive di dialoghi o di qualunque altra parola. Quando realizzi queste sequenze, le consideri momenti di pace e quiete, o sono come una sequenza di un film in cui ogni lettore può inserire la propria colonna sonora personale?

Bella domanda. Solitamente sono momenti portati avanti dai suoni dell'ambiente e invitano il lettore a proiettarsi nella scena, assorbendo i suoni circostanti e gli elementi più evidenti. Dovrebbero sentire il vento, così come il fruscio dell'erba e delle foglie. In certi momenti faccio forti associazioni musicali, ma non sono così interconnesse con la narrazione come lo sono le canzoni nelle mie storie più recenti.

Nella tua introduzione a ogni storia menzioni spesso i gruppi musicali che ascoltavi in quel periodo della tua vita, o gli autori di fumetti che hanno influenzato la tua carriera di fumettista. I lettori possono così farsi un'idea dei tuoi gusti e si possono divertire a rintracciare i fattori che hanno influenzato le tue opere. Ma non ci basta, vogliamo sapere di più: ci sono libri e film che ti hanno conquistato in quel periodo e che hanno ispirato le tue storie?

Certamente. Tra il 1998 e il 2003, tra i romanzi che mi hanno colpito e hanno influenzato le mie storie posso citare Cuore di Tenebra di Joseph Conrad, Le Città Invisibili e Il Barone Rampante di Italo Calvino, The Passion di Jeanette Winterson, L'Insostenibile Leggerezza dell'Essere di Milan Kundera. Invece l'elenco di film che in quel periodo hanno lasciato un segno nel mio modo di raccontare storie include The Cruise, Magnolia, I Tenenbaum, True Stories, Waking Life, and Gummo.

Molte tue opere hanno una forte componente autobiografica. Ci sono storie che custodisci dentro di te, sapendo che prima o poi le racconterai, o quando decidi di scrivere un fumetto scavi nel tuo passato alla ricerca di esperienze vicine all'argomento del tuo lavoro?

La seconda che hai detto. Nelle prime storie all'interno di Condizioni faccio meno distinzione tra i lavori di fiction e quelli basati sulla realtà, soprattutto perché ero un egoista 22enne e perché molte meno persone avevano l'opportunità di leggere ciò che scrivevo. Quando ho finito le storie contenute in questo volume ho raggiunto un punto di svolta: mi sono reso conto che non era appropriato sfruttare le potenzialità dei miei cari per raccontare situazioni che riguardavano anche persone attorno a me, soprattutto quando usavo queste situazioni e le manipolavo per creare una storia più interessante. Successivamente, ho realizzato un fumetto realistico intitolato Please Release per divorziare da quest'abitudine, e il mio lavoro su Portami Via rispecchiava un nuovo metodo di raccontare trame fittizie, senza dover porre troppa attenzione alle scene troppo plateali, come dovevo fare per le storie fittizie solo a metà.

L'infanzia è un tema ricorrente nelle tue opere, assieme alla perdita dell'innocenza e al passaggio dall'adolescenza all'età adulta. Questo è evidente in Condizioni, dove mostri questo periodo della vita da diversi punti di vista mostrandone tutte le sfaccettature. Come mai è così importante per te? 

In senso più ampio, credo che l'allegria e l'importanza delle esperienze personali vissute durante la giovinezza siano qualcosa che non dimenticheremo mai. In effetti, è quel tipo di sensibilità e sicurezza che abbiamo da giovani che ci permettono di opporci alle ingiustizie, al conformismo e a tutto lo schifo che scopriamo a quell'età, e comprendendo che quegli stessi conflitti ci accompagneranno per tutte le nostre vite riusciamo a non arrenderci come adulti. Condizioni contiene molte di queste tematiche perché sono quelle storie sono state create appena ero uscito dall'infanzia e durante l'adolescenza, e rispecchiavano il processo di trasformazione in adulto.

Le storie brevi contenute in Condizioni appartengono al periodo in cui autoproducevi i tuoi fumetti. Cos'è cambiato nel tuo lavoro da quel periodo?

Tra il 1999 e il 2009, il mio lavoro a tempo pieno era prendermi cura di adulti disabili, una professione per cui ero en preparato visto che ero cresciuto con un fratello disabile. Quel lavoro era importante per me e lo svolgevo davvero bene. Nel tempo libero disegnavo fumetti, fino a quando nel 2009 ho potuto lasciare il mio lavoro e provare a sopravvivere come disegnatore. C'è molto poco denaro nei fumetti, e l'unico modo in cui sono stato in grado di farne un impiego è stato disegnare su commissione i volumi di altre persone, mentre allo stesso tempo lavoravo ai miei volumi personali. È sempre stato un doppio carico di lavoro. Nel 2010 ho disegnato 500 pagine. Alla fine del 2011 sono diventato padre e questo ha cambiato radicalmente le mie priorità e la gestione del tempo (per esempio, ora per me è impossibile disegnare più di 250 pagine al giorno); sono anche stato molto fortunato ad essere il disegnatore della graphic novel March sulle memorie dell'icona per i diritti civili John Lewis, ma uno dei compromessi che ho dovuto accettare è stato il dover accantonare le mie storie per soddisfare i miei parenti e l'incredibile successo di March. In quel periodo, le mie storie future sono cresciute e migliorate, ma è stata una dura prova pazientare ed essere tenace per vedere i risultati a lungo termine, e accettare che aspettare altri due o tre anni prima di tornare ai miei volumi non è stato solo un beneficio per le storie, ma è stato l'unico modo in cui avrei potuto sopravvivere come disegnatore.

Rizzoli Lizard ha pubblicato questo mese La Vita Inattesa, una raccolta di storie brevi che include anche un tuo fumetto inedito, scritto da Micol Beltramini e Alessandro Ferrari. Puoi parlarcene?

Certo! È una splendida storia breve molto personale, su una donna di mezz'età che vive con sua madre, occupandosi di lei attraverso i sempre maggiori problemi mentali che la affliggono alla fine della sua vita. Gli anni in cui i ruoli di genitori e figli a volte sembrano scambiarsi. Ci sono fantasmi reali e immaginati, risentimenti e gentilezze, riflessioni su una lunga vita vissuta ognuna nell'ombra dell'altra. Sono molto onorato di essere stato in grado di aiutare questa storia a prendere vita, e da molti anni sono amico di entrambi gli scrittori.

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English Version

Hi Nate, and welcome to BadComics.it.
PsychoPop recently published “Conditions”, a collection of your comics dating back to about twenty years ago. Do you ever get back and read these short stories? What do you think about them, with the experience you have gained in the meanwhile?

I do read them occasionally, and always with fondness. I think that in spots they clearly reveal that I was in my self-absorbed early 20’s, trying to hash out answers, making comics with the intention of working through bigger questions without any thought for the final output or audience, and that’s very refreshing. My all-time favorite story is in that collection—“Autopilot”, along with two other short stories, “The Astronomers’ Club” and “Daylight”, which were all originally published in Walkie Talkie #2. They were created in a vacuum, and together helped me move through a fundamental shift in life at age 22.

In your foreword to “Conditions” you compare the book to a mixtape, in which every story is a song. Who is the intended recipient of “Conditions” and what message do you hope to convey?

There never was an intended audience, and in fact that’s remained very important to me since then, though I’ve had to reassess that attitude with respect to the historical content and precedent of my work on March. The stories within Conditions were, especially at age 20-25, created for me and those closest to me, intended to communicate sentiments both vague and intimate. Sometimes I was working through relationship transitions, and sometimes I was trying to crystallize questions (and occasionally answers) surrounding my role in the world. All of these stories were originally self-published, typically sold through small punk zine distros or on a merch table at my band’s shows, and that informs one’s context for any intended audiences.

Several stories include pages devoid of dialogues and of any spoken words. When you conceive these landscapes, do you consider them moments of peace and quiet, or are they like a movie scene, where every reader can insert their own soundtrack?

Good question—these are usually moments carried by ambient environmental sounds, and invite the reader to project themselves into the scene, absorbing the surrounding sounds and textures as well as the more apparent sights. Wind should be felt, just as the rustle of grass and leaves should be heard in that wind. I do have strong musical associations with certain moments, but they don’t intertwine with the narrative in the same way that songs did in my later stories.

condizioniIn your intro to each story you often mention the music bands you used to listen at that time of your life, of the comic book authors who influenced your career as a comic artist. The readers can get an idea of your tastes and they can have fun to spot the influencing factors in your works. Still, we would like to know more: are there any books and movies of that time which stuck with you and might have inspired your stories?

Definitely. Between 1998 and 2003, the narratives that made impressions upon my stories included Heart Of Darkness by Joseph Conrad, Invisible Cities and The Baron In The Trees by Italo Calvino, The Passion by Jeanette Winterson, The Unbearable Lightness of Being by Milan Kundera. Films that left a mark on my storytelling at the time include The Cruise, Magnolia, The Royal Tennenbaums, True Stories, Waking Life, and Gummo.

Many of your works include a strong autobiographic element. Do you have certain stories you keep locked within yourself, knowing that sooner or later you will be able to tell them, or when you decide you will write a comic you look back to your own past and search for an experience close to the subject of your current work?

Definitely the latter. In the earlier stories from Conditions I made less of a distinction between fiction and non-fiction in my work, mostly because I was a self-absorbed 22-year-old, and because far fewer people had the opportunity to read what I created. By the time I finished the stories in this book I’d reached a turning point: I realized it wasn’t appropriate to wield such relative power in describing real-life situations that also involved the people around me, especially when using and manipulating those situations in the service of a fictional narrative. Subsequently, I did a non-fiction comics essay called Please Release to divorce myself from these habits, and my work on Swallow Me Whole (Portami Via) reflected a new method of fiction storytelling, without all the dramatic half-fictional indulgences.

Childhood is a recurring theme in your works, along with the loss of innocence and the growth into puberty and adult age. This is obvious in “Conditions”, where this part of life is shown from many perspectives and you describe its many different facets. Why is this so important to you?

In a general sense, I feel that the vividness and gravity of personal experiences during one’s youth are something never to be dismissed. In fact, it’s that kind of sensitivity and conviction we carry as young people which make it possible to stand against injustice, conformity, and bullshit at an early age, and understanding that the same conflicts carry over throughout our lives are what keep us from giving up as adults. Conditions simply carries more of these themes as a product of being created when I had just left childhood and adolescence, reflecting on and processing issues to better function in adulthood.

The short stories included in “Conditions” belong to works you published as a self-made production. What changed in your job since those days?

Between 1999 and 2009, my full-time career was providing support and care for adults with developmental disabilities, a profession for which I was personally well-equipped for by virtue of growing up with a brother with disabilities. The job was important to me, and I did it very well. In the extra hours, I also drew comics close to full-time, until 2009 when I was able to quit my job and take a chance on surviving as a full-time cartoonist. There is very little money in comics, and the only way I’ve been able to make a living has been drawing other people’s books for hire while writing and drawing my own books at the same time. It’s constantly been double duty, and my work load has exploded accordingly. In 2010 I drew 500 pages. I’ve been a father since late 2011, and that has radically changed my priorities and management of time (for example, it is now impossible for me to draw more than 250 pages a year); I’ve also been very fortunate to be the artist on civil rights icon John Lewis’ graphic novel memoir March, but one of the trade-offs is that I’ve had to put my own stories on the back burner to meet the demands of parenthood and the unbelievable success of March. In that time, my own future stories have grown and gotten better, but it’s been a challenge to remain patient and steadfast, to see the long-term journey, and to embrace that waiting an extra two or three years before returning to my own books has not only been to the benefit of the stories, but that it’s been the only way I could have survived as a cartoonist.

Rizzoli Lizard this month publish a collection of short stories, also including a brand-new comic of yours, with a story written by Micol Beltramini and Alessandro Ferrari. Can you tell us something about it?

Of course! It’s a great, personal short about a middle-aged woman living with her mother, caring for her during increasingly difficult mental transitions at the end of her life. The years in which roles of parent and child sometimes seem reversed. There are phantoms real and imagined, resentments and gentleness, and reflections on a long life spent in each other’s shadows. I’m very honored to have been able to help this story come to life, and have been friends with both writers for several years.

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