Chrono Star Wars #22: Tales of the Jedi - Redemption
Una storia intimista dai toni personali che devia dai temi tradizionali: Redemption chiude lo storico ciclo di Star Wars: Tales of the Jedi in modo anomalo
Miniserie di 5 numeri
Autore: Kevin J. Anderson
Colori: Chris Gossett
Copertine: Igor Kordey
La stagione 1998-99 è un’epoca di riordino per Star Wars in casa Dark Horse. Shadows of the Empire: Evolution si è preoccupato essenzialmente di dare una chiusura ai “danglers”, ai fili in sospeso che la serie precedente aveva lasciato, e lo stesso accade con Redemption sul fronte di Tales of the Jedi: il motivo è presto detto: tutte le armate lucasiane sono in fermento per l’imminente ed epocale uscita di Episodio I, ormai a pochi mesi di distanza, e tutte le forze dell’impero starwarsiano, dai fumetti ai romanzi ai videogames, presto saranno convogliate su progetti e iniziative legate al primo prequel. È necessario quindi fare ordine sul fronte delle produzioni e completare gli eventuali progetti che ancora hanno delle trame insolute, in modo da fare spazio a Qui-Gon, Darth Maul, la Federazione Mercantile e le altre figure della Minaccia Fantasma che premono ormai alle porte.
Iniziamo subito col dire che almeno nel caso di Tales of the Jedi, questo bisogno forse era superfluo: la chiusura apocalittica di The Sith War era pressoché completa e perfetta per tutti i protagonisti coinvolti, e lo stesso finale aperto che riguardava Ulic Qel-Droma, lasciato tormentato e irrequieto, nonché privato dei suoi poteri, a meditare su ciò che aveva fatto, poteva costituire un’uscita di scena più che adeguata per il personaggio.
Tuttavia la sua sorte restava forse troppo vaga, e vari lettori reclamavano, forse giustamente, di sapere cosa accadesse in definitiva a quello che era stato il protagonista principale della serie di Tales. Redemption nasce pressoché esclusivamente per dare una risposta a questa domanda, e narrare il fato di Ulic Qel-Droma dopo i tumultuosi eventi della Guerra dei Sith.
Abbiamo scritto più volte che la serie di Tales of the Jedi si conclude con la “bilogia” dell’Impero Sith, ed è una teoria che confermiamo, in quanto Redemption, pur essendo uscito successivamente, non ha nulla da aggiungere al grande affresco galattico tracciato da questo ciclo di storie. Si tratta di una serie dai temi e dai ritmi totalmente diversi, quasi esclusivamente concentrata sulle vicende personali dei sopravvissuti alle serie precedenti, e questo di per sé non sarebbe un male, ma l’assenza della dimensione epica di grande respiro e degli eventi su scala galattica che caratterizzavano tutti gli episodi precedenti si sente: era uno dei marchi di fabbrica vincenti di Tales of the Jedi, e rimosso quello, si ha l’impressione di assistere a una soap opera spaziale a tratti anche toccante, ma insufficiente a coinvolgerci e ad appassionarci come dovrebbe.
Volendo riassumere in poche parole Redemption, si potrebbe definire una storia che parte con delle buone premesse ma che si perde lungo il cammino. Ovviamente centrale alla storia è la figura del Jedi decaduto Ulic, e l’autore Kevin Anderson fa un buon lavoro nel dipingerlo come una figura tormentata dalle scelte passate e stoicamente rassegnata all’esilio e alla solitudine, riuscendo anche a evitare di cadere nella trappola di incentrare la trama su un improbabile recupero dei suoi poteri, strada che sarebbe sembrata estremamente sbrigativa e più degna di una saga mutante della Marvel che non delle antiche leggende Jedi di una galassia lontana lontana.
Qui però finiscono le buone notizie in termini di caratterizzazione perché l’altra protagonista della Saga, Nomi Sunrider, finisce per fare da spettatrice o da tappezzeria, vedendosi affibbiato un ruolo di “donna in carriera” impegnata politicamente che tra l’altro stride con tutto quello che si è visto in precedenza del personaggio. Fiasco totale e imperdonabile sul fronte di Sylvar, la Jedi felina ossessionata dalla vendetta che si mette in cerca di Ulic per fare giustizia. Non solo è un personaggio mosso da motivazioni che non hanno senso (incolpa Ulic della morte del compagno Crado, quando quest’ultimo ha a malapena incrociato lo sguardo col suddetto Ulic: è stato l’altro signore dei sith, Exar Kun, a provocarne la corruzione e a decretarne la morte), ma non dovrebbe nemmeno esistere più: l’ultima volta era stata vista cadere falciata a colpi di artigli da un’orda di guerrieri massassi e lasciata agonizzante su un pianeta che stava per essere incenerito, vederla tornare in scena bella pimpante senza nemmeno un abbozzo di spiegazione su come ciò sia stato possibile è un ovvio segno di negligenza da parte di Anderson, che mosso dal bisogno spiccio di trovare una nemesi che desse la caccia al protagonista, non si è sforzato troppo e ha tirato in ballo la prima figura che gli è venuta in mente.
Questo non significa che tutto sia da buttare, in Redemption: l’idea dell’improbabile abbinamento tra Ulic, maestro riluttante, e Vima, giovane apprendista ansiosa di imparare e incurante della pessima fama che circonda il suo mentore, è ben concepita e a tratti toccante. Fa bene anche dedicare qualche pagina in più alle storie personali e ai caratteri di altri personaggi come il jedi twi’lek Tott Doneeta, stoicamente sacrificato al ruolo di spalla negli episodi precedenti, ma arrivati in fondo alla storia si resta con la sensazione che le figure di Tales of the Jedi fossero più adatte ai conflitti dal sapore leggendario che non ai drammi intimistici o piccolo-borghesi di cui è fatta questa serie. L’uscita di scena finale di Ulic (anch’essa affidata a un espediente che definire anti-climax significa essere molto generosi) segna la chiusura, stavolta definitiva, di Tales of the Jedi.
Equilibrio della Forza
Lato Chiaro
Qualche scena toccante, approfondimento di alcuni personaggi rimasti nell’ombra, una bella riflessione sulla Forza, sul significato della redenzione e sul contatto tra due generazioni assai diverse: qualche buona freccia al suo arco c’è anche in Redemption.
Lato Oscuro
Assenza di una dimensione epica, travisamento di alcuni personaggi, la grossa forzatura di continuity del personaggio di Sylvar e un capitolo finale stanco e deludente sono zavorre piuttosto pesanti, e impediscono alla storia di volare ad alta quota.
Giudizio finale
Qualche fiamma appassionante qua e là brilla ancora, ma smarrita la sua dimensione leggendaria e guerresca, Tales of the Jedi diventa una linea superflua e poco appassionante. A conti fatti, le occasioni mancate superano in gran numero le poche buone idee che pur persistono.
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Si ringrazia lo Star Wars Club Perugia per la collaborazione