Chrono Star Wars #16: The Golden Age of the Sith
Templi, schiavi, sacrifici umani e una civiltà perduta sottomessa: un altro tuffo nel passato remoto di Star Wars con The Golden Age of the Sith
Miniserie di 5 numeri + un numero 0 di prologo
Autore: Kevin J. Anderson
Colori: Perry McNamee, Pamela Rambo
Copertine: Duncan Fegredo
La saga di Tales of the Jedi, archiviata a suo tempo con The Sith War, aveva lasciato un ottimo sapore ai lettori, dimostrandosi uno degli esperimenti più interessanti e innovativi dell’universo espanso. Nonostante la conclusione alquanto definitiva, l’appetito per ulteriori storie ambientate in un universo “arcaico” persisteva, e così fu deciso di tornare di nuovo a esplorare il passato remoto della galassia. La scelta non cadde sulla prosecuzione degli eventi successivi a The Sith War, bensì su quelli immediatamente precedenti, andando a creare una “bilogia” di... prequel!
Di spunti e occasioni di approfondimento, in effetti, ce n’erano. La saga principale di Tales of the Jedi ci aveva mostrato una galassia tenuta relativamente sotto il controllo dei Jedi dove alcuni “elementi impazziti” (gli stessi jedi rinnegati o gli apprendisti dei krath) cercavano di restaurare l’ordine dei Sith, al momento pressoché scomparso dalle scene galattiche. Ma salvo i tentativi di Ulic Qel-Droma ed Exar Kun di riaccendere la fiamma dei Sith e qualche sporadico spettro o luogo infestato, dei Sith non c’era traccia. Si forniva dunque l’occasione di andare a esplorare come fossero organizzati i mondi dei signori dei Sith e cosa avesse portato alla loro caduta e alla loro (seppur temporanea) scomparsa.
Questo è l’argomento principale di The Golden Age of the Sith, il cui merito principale è soprattutto quello di fissare alcuni “capisaldi” storici che influenzeranno molte produzioni degli anni successivi, vale a dire la descrizione dell’Impero Sith come un’organizzazione di potere fondata dallo scisma di alcuni jedi “decaduti” e insediatasi fuori dai confini della galassia allora conosciuta. La storia di The Golden Age of the Sith (e del suo immediato successore, The Fall of the Sith Empire) ci narra appunto come due universi apparentemente separati, quello dell’Impero Sith e della Vecchia Repubblica, si riscoprano a vicenda ed entrino in collisione, grazie a un fatale e sfortunato viaggio nell’ignoto di due esploratori spaziali, Gav e Jori Daragon.
Due sono i punti principali a favore della serie. Il primo è l’affresco dell’antico Impero Sith, che riprendendo quanto già intravisto nei capitoli precedenti, si ispira ad atmosfere vagamente faraoniche ed egiziane, ma condite di quel tanto di alieno e sinistro da renderle inquietanti come si deve. Lodevole anche l’intento di impartire alla storia i temi dell’esplorazione e dell’ignoto, riprendendo in chiave stellare argomenti e atmosfere tipiche dei nostri viaggi esplorativi del 1500, quando la terra (o in questo caso, la galassia) si rivelava essere più grande del previsto e i nuovi mondi scoperti potevano contenere veramente di tutto.
Più debole è invece il lavoro fatto sui protagonisti, tutti molto “sindacali” e funzionali alla storia, ma che difficilmente riescono a lasciare il segno o a imporsi come figure memorabili. Davanti agli eroi della storia, Gave e Jori, fratello e sorella che intraprendono il viaggio verso l’Impero Sith nel tentativo di sfuggire a una vita di stenti e di debiti, si prova una certa sensazione di déja vu, con uno che si perderà nel lato oscuro e l’altra che invece si ergerà a difesa del lato chiaro della Forza, un binario che si era già visto pochissimo tempo addietro e proprio sulle pagine di Tales of the Jedi con Ulic e Cay Qel-Droma. Qualche dubbio anche sulla riuscita della figura dell’Imperatrice Teta, sovrana dei mondi che fungeranno da baluardo all’imminente invasione Sith, proposta come figura quasi favolistica (con tanto di fatine che la attorniano, un rimando inconsapevole alla “Gloriana” elisabettiana?) Sul fronte dei villains, è interessante il personaggio di Naga Sadow, che però non si distacca mai in modo distinto dallo stampo dell’intrigante/complottatore/privo di scrupoli come se ne sono visti a centinaia, e il suo presunto rivale, Ludo Kressh, è appunto solo quello: un rivale, un “foil” la cui pochezza dovrebbe mettere in maggior risalto l’antagonista principale. Sul fronte negativo da segnalare anche qualche problema di continuità, in quanto la storia di Naga Sadow si rivelerà essere alquanto diversa da quella che, nei capitoli precedenti di Tales, Exar Kun sentiva narrare nell’holocron da lui rubato.
Questo primo capitolo della Saga si chiude con un classico cliffhanger, vale a dire con la fuga di Jori dall’Impero Sith, inconsapevole che così facendo guiderà verso la Repubblica la flotta d’invasione dei suoi carcerieri, rimandando la risoluzione di tutte le trame avviate alla serie successiva. Anche questo senso di incompiutezza e l’assenza di un climax come si deve forse smorzano un po’ l’entusiasmo che il ritorno di Tales of the Jedi poteva e doveva suscitare. Il verdetto è rimandato alla puntata successiva.
Equilibrio della Forza
Lato Chiaro
L’esplorazione del passato di Star Wars continua ad affascinare e certe trovate concettuali e visive, sempre ottimamente realizzate da Dario Carrasco (che si rivela essere l’illustratore perfetto per Tales) non mancano di ammaliare. Stavolta l’esplorazione dei mondi e delle usanze dell’Impero Sith vale da sola il prezzo del biglietto. Ma anche sul fronte Repubblicano, il misto di desiderio di scoperta e di vite di stenti crea un piacevole parallelismo tra la storia della galassia e la nostra epoca tardo-medievale/ rinascimentale.
Lato Oscuro
Anderson non è Tom Veitch, e qualche momento di stanca sul fronte della caratterizzazione dei personaggi e dello sviluppo delle trame inizia ad avvertirsi. I tradimenti reciproci tra i signori dei Sith sono quasi sempre prevedibili e telegrafati, come anche gli sviluppi e le mosse che intraprenderanno gli eroi. Ci si muove sul binario degli stereotipi, ma senza quel guizzo di originalità o quella variazione sul tema che li rende godibili.
Giudizio finale
L’ambientazione e le atmosfere di Tales of the Jedi permangono intatte e continuano ad affascinare, e un paio di concetti generali e scelte narrative si rivelano abbastanza solidi da catturare l’attenzione e rendere la storia interessante. Qua e là affiorano però dei momenti di ripetitività e di superficialità che “macchiano” un po’ gli altissimi standard a cui Tales of the Jedi aveva abituato. La saga dei tempi antichi di Star Wars si sta adagiando un po’ troppo sul sicuro e non osa correre più nessun rischio, e non è un bene per un progetto che faceva dell’audacia e dell’inventiva i suoi punti di forza.
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Chrono Star Wars #13: Splinter of the Mind’s Eye
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Chrono Star Wars #9: River of Chaos
Chrono Star Wars #8: The Sith War
Chrono Star Wars #7: Jabba the Hutt
Chrono Star Wars #6: Dark Lords of the Sith
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Chrono Star Wars #3: Classic Star Wars
Chrono Star Wars #2: Tales of the Jedi
Chrono Star Wars #1: Dark Empire
Si ringrazia lo Star Wars Club Perugia per la collaborazione