Il caso Milo Manara: un riassunto e un commento
Il caso Milo Manara sembra chiudersi: lo riassumiamo e commentiamo brevemente
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
Quello che ho voluto fare è una ragazza che, dopo avere scalato una parete di un grattacielo, gattona sul tetto. Si ritrova sullo spigolo, e la sua gamba destra ce l’ha ancora giù dal tetto. Perciò anche le critiche anatomiche che sono state fatte, secondo me sono sbagliate: non è che abbia tutte e due le ginocchia sul tetto. Una gamba è ancora giù, e con l’altra sta tirandosi su. Proprio per questo, inoltre, ha poi questa schiena inarcata. Io ho cercato di fare questo. Dopodiché, non è mica colpa mia se le donne sono fatte così. Io le disegno solamente.
Dato che alcuni hanno visto, o finto di vedere, la mia Spider-Woman in una posizione ginecologica, vi mando questo schizzo per mostrarvi come, da un angolo diverso, sia una postura che ha senso e non necessariamente erotica o pornografica. Sarei felice se includeste questa immagine nel proseguio del dibattito.
Dichiarazioni e contributi che non sono servite a spegnere le polemiche. The Mary Sue ha risposto che il nocciolo della questione era ben altro: la discutibile idea di Manara di come possano apparire gli abiti di una supereroina una volta calzati e la scelta della Marvel di affidare proprio a lui la copertina in questione. La prima critica ha a che fare con una scelta precisa dell'autore, che provocatoriamente dichiara nella sua intervista che "tutte le supereroine del fumetto americano sono, in qualche modo, nude". Provocazione che svela l'ipocrisia del mainstream statunitense o presa di posizione fuori luogo? Lasciamo a voi giudicare. La seconda critica esula, invece dalle competenze e responsabilità del maestro italiano.
A dire la propria in quest'occasione è stato anche Dennis Hopeless, scrittore della serie Spider-Woman, che ha risposto ad alcune domande su Twitter, assicurando ai lettori che non c'è alcuna volontà di creare contenuti che ammiccano volontariamente alla sfera sessuale e chiarendo che, in quanto sceneggiatore della serie, non ha alcuna autorità sulla scelta delle cover. Maggiormente autorevole in materia è invece Tom Brevoort. Il senior vice-president della Casa delle Idee ha fatto sapere dal suo tumblr che, a suo modo di vedere, il malcontento delle persone che si sentono offese dall'illustrazione di Manara è giustificato, nella misura in cui rimane nella sfera personale, e ha aggiunto:
Parimenti, Milo Manara ha lavorato come disegnatore sin dal 1969, e la sua arte non è mai cambiata per tutti questi anni. Quindi, quando vi diciamo che sarà una "copertina di Manara", il suo curriculum già vi avverte di quel che sarà.
Contributo interressante, dalle pagine di Comic Book Resources, è giunto anche dal giornalista Brett White. I suoi mockup di copertine raffigurati eroi maschi della Marvel (con immagini tratte da contenuti realmente pubblicati in passato dalla Marvel e opportunamente modificate per apparire come cover) sono circolate molto in rete e hanno messo in luce come, probabilmente, se il fumetto mainstream dipingesse in modo sexy i propri eroi maschili come fa con quelli femminili, la polemica assumerebbe toni diversi e una parità nel ruolo dei sessi nella cultura popolare sarebbe più facile da raggiungere. Trovate le copertine in questione in una gallery sottostante.
Per quanto ci riguarda abbiamo poco da aggiungere su questa vicenda, che ha raggiunto gli onori delle cronache nazionali e internazionali. Ci preme, però, mettere in luce come, in casi come questi, le alzate di scudi tendano sempre all'eccesso. Un po' per campanilismo, un po' per affetto, un po' per mancanza di serenità, abbiamo visto in rete reazioni piuttosto manichee, che suonavano come "Manara è un maestro e non si tocca", oppure "ecco il solito moralismo statunitense bacchettone", mentre dall'altra parte si producevano accuse di maschilismo e rabbiose critiche di valore artistico incapaci di scendere nei particolari della situazione che ha prodotto la polemica. Siamo persuasi che, in realtà, abbia contribuito in maniera decisiva l'errore tattico del sito The Mary Sue: sì, ci riferiamo proprio a quella reinterpretazione della copertina ad opera della Charlebois. Se, come chiarito più volte, il vero problema della cover incriminata era la scelta dell'editore, gli strali avrebbero dovuto limitarsi a colpire la dirigenza della Marvel. Giustificati o meno. A nostro personale modo di vedere, correggere una copertina (non proprio una perla nel corpus manariano di piccoli e grandi capolavori del fumetto e dell'erotismo) di uno dei grandi della nona arte è comunque un'operazione discutibile, da evitare. Non per una forma supponente di intoccabilità, ma appunto per quella prevedibilità di cui parla Brevoort. Da Manara ci si aspetta un determinato immaginario: che senso ha proporre a un artista dallo stile noto in tutto il mondo di rinunciare alla propria identità, di fare scelte differenti da quelle per cui è famoso e che hanno condotto una casa editrice a sceglierlo per una variant? Come in ogni discussione, sarebbe importante non andare fuori tema, malguidati dalla passione o dall'eccessivo amor di dibattito. Diciamo che non tutti, non sempre, ci sono riusciti in questo spiacevole, ma tutto sommato innocuo caso. Nel merito, nulla alla Marvel Comics succede per caso. Ci sembra piuttosto evidente che le teste pensanti della Casa delle Idee avessero quantomeno paventato la possibilità di polemiche. Diciamocelo: Marvel ha fatto la furbata. Staremo a vedere se il colpo pagherà.
Siamo certi che ognuno di voi ha le proprie sacrosante opinioni in merito a quanto si è detto in queste ultime settimane. Per quanto ci riguarda, il contributo che più abbiamo apprezzato è quello di un giovane fumettista parmense. Siamo certi che abbiate già visto la vignetta di Leo Ortolani che commenta la polemica, ma è troppo divertente per non riproporvela a chiosa di questo breve riassunto e commento. Enjoy.
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