Miracleman 1, la recensione
Dopo la guerra infinita dei diritti, finalmente anche in Italia, grazie a Panini, arriva un capolavoro del fumetto supereroistico: Miracleman
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Dopo la guerra infinita per i diritti che ha visto la Marvel avere la meglio, finalmente anche in Italia, grazie a Panini, arriva un capolavoro del fumetto supereroistico: Miracleman. Per la storia del personaggio ideato da Mick Anglo nel 1956, vi rimandiamo al ricco apparato redazionale dell'albo edito dalla casa editrice modenese, impreziosito da alcune chicche, tra cui un'intervista al suo creatore da parte di Joe Quesada (ai tempi Editor-in-chief Marvel). Curiosità e spazio reclamano invece i nomi coinvolti nella vicenda.
Ma la storia più importante in merito ai nomi, riguarda quello taciuto (sia nell'albo originale della Marvel che in questo della Panini) dell'autore che rilanciò nel 1982 la creatura di Anglo, conferendo immediatamente a un'idea semplice e geniale ma figlia della leggerezza del suo tempo, una profondità e uno spessore che presto sarebbero ancora cresciuti ed esplosi in opere che hanno fatto la storia del fumetto mondiale: Alan Moore. È stata la volontà imposta alla Marvel dal Bardo di Northampton di evitarne il nome e qualunque riferimento (sostituito con un generico “Lo Scrittore Originale”) in ogni tipo di materiale informativo e pubblicitario, comprese le pubblicazioni estere. Trattasi, a quanto si sa, di una sorta di espiazione, una forma di risarcimento morale voluto dal geniale scrittore inglese nei confronti del padre di Miracleman.