Battaglia: Le guerre di Pietro, la recensione
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
L'Editoriale Cosmo prosegue nel suo progetto accolto da pareri contrastanti ma mosso da un intento lodevole, ossia rendere accessibile a un vasto pubblico e a prezzi modici opere di grandi autori pubblicate in passato essenzialmente in edizioni di pregio.
Questa è la volta di Battaglia: Le Guerre di Pietro, che raccoglie le storie, Caporetto e Vota Antonio, ovvero tutta la produzione attuale del vampiro siciliano in solitaria, creato da Roberto Recchioni e Massimiliano Leonardo (in arte Leomacs), vent'anni fa, ispirandosi (come scrive lo sceneggiatore romano nella pagina del suo blog dedicata all'uscita della Cosmo), alla irresistibile figura di Wolverine.
L'albo che presenta una copertina inedita di Leomacs, propone in ordine cronologico inverso le due avventure e si apre con la più recente, Caporetto, dove sono spiegate le origini vampiresche del protagonista. Si parte dagli scontri di piazza del G8 di Genova per arrivare alla disfatta italiana della I Guerra Mondiale, divenuta proverbiale, mentre nel secondo racconto il lettore finisce nella Basilicata della “prima Repubblica”, in un clima non meno cruento di quelli del precedente episodio, alimentato dalla lotta elettorale senza esclusioni di colpi tra un esponente democristiano e uno comunista per il ruolo di sindaco del paese. La storia e la politica sottendono un filo sottile che percorre tutto l'albo e lo consolida narrativamente, anche se i due fumetti contenuti sono distanti nel tempo quasi dieci anni, che traspaiono tutti nello stile e nella struttura delle pagine.
Vota Antonio è invece un'esplosione di energia e creatività, il soggetto come il suo sviluppo è libero, sanguigno e il risultato è un miscuglio di grottesco e di pulp, irriverente e sarcastico, che ha mantenuto la sua freschezza intatta fino ai giorni nostri, esaltato da disegni strepitosi che hanno dato forma e spessore alle intuizioni e alla stravaganze di Recchioni.