Le Storie 15: I fiori del massacro, la recensione
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Il team creativo formato da Roberto Recchioni e Andrea Accardi ritorna in questo numero de Le Storie e lo fa proponendo come in precedenza un racconto ambientato nel Giappone medioevale dei signori feudali e dei samurai, un filone narrativo particolarmente caro a Recchioni, come da lui stesso ammesso.
Se ne La redenzione del samurai il tema centrale è quello dell'onore, ne I fiori del massacro tocca alla vendetta fare da asse portante della narrazione, due valori, due elementi fondamentali del genere chambara, il cappa e spada del Sol Levante. Questa volta però la protagonista è una donna, Jun, che ha visto il proprio padre deriso dall'intera corte del Daimyo mentre moriva suicida per protestare contro la corruzione dilagante a palazzo.
La ragazza promessa sposa del feudatario deicide di fuggire e intraprendere un percorso di sofferenza e sacrificio che la trasformerà in una spietata guerriera decisa a soddisfare la bruciante sete di vendetta nei confronti di tutti coloro che hanno offeso la figura del genitore.
In questa che sembra quasi una rilettura e una trasposizione in chiave medioevo giapponese del Kill Bill di Quentin Tarantino, gli autori inseriscono come nel loro precedente episodio della collana Bonelli, l'enigmatico Ichi, personaggio omonimo, ispirato a film come Zatōichi (2003, Leone d'Argento a Venezia) di Takeshi Kitano o Ichi (2008, qui è proprio una donna la protagonista) di Fumihiko Sori, il cieco viandante esperto di katana, che tra cinema e televisione è diventato parte ormai dell’immaginario collettivo nipponico. Recchioni lo rielabora a modo suo, invecchiandolo e trasformandolo fino a ottenerne un'espressione caricaturale ma potente, vicina a quella di un'altra figura tutt'altro che estranea ai manga e agli anime, quale quella dell'ingannevole anziano goffo e impacciato, capace di trasformarsi in un combattente invincibile.
La storia è sorretta da una solida trama che avrebbe meritato una conclusione più ricercata e di effetto, ma il fumetto funziona e funzionano i personaggi, molto ben caratterizzati e attraenti per ragioni diverse, la donna, fatale, risoluta e intrigante e il vecchio divertente, altruista e integerrimo .
Il merito è da condividere con i disegni di Accardi capace di regalare all'albo un affresco storico fedele e accattivante, con alcune vignette che sembrano tratte da esempi dell'epoca, una prestazione maiuscola quella dell'artista di origini siciliane che insieme al soggetto e alla sceneggiatura di Recchioni confeziona una prova ancora più avvincente e appagante dell'esordio avvenuto con La redenzione del samurai.