Scandalo ai Golden Globes

Un ex responsabile della comunicazione dei prestigiosi premi denuncia dei comportamenti discutibili da parte dell'organizzazione e in particolare del suo responsabile, Philip Berk, che ovviamente contesta le accuse...

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Fonte: The Wrap

Nulla di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire. In effetti, i Golden Globes da decenni fanno parlare non solo per i premi, ma anche per le situazioni imbarazzanti, fin da quando, all'inizio degli anni ottanta, la semisconosciuta Pia Zadora vinse il riconoscimento come miglior nuova stella, decisione che a suo tempo venne contestata per la ricca campagna promozionale fatta dal marito di lei a beneficio dei membri dell'Associazione della stampa estera.

D'altronde, anche quest'anno alcune scelte hanno fatto alzare più di un sopracciglio. In particolare, la candidatura di Burlesque come miglior musical, film che non ha ottenuto altri riconoscimenti dopo un forte insuccesso di critica e di pubblico. C'è chi sostiene che la nomination sia dovuta anche all'invito a vedere un concerto a Las Vegas della star Cher per i membri dei Golden Globes, ovviamente spesati da parte della Sony, casa di produzione del film.

Ora (ma il caso in realtà è aperto da tempo), si scoprono le accuse che Michael Russell, ex publicist dell'organizzazione, ha rivolto agli organizzatori, in particolare Philip Berk, il capo dell'Associazione della stampa estera. Se consideriamo tutte le voci che sono uscite finora, non si tratta di nulla di sconvolgente e sorprendente, ma ovviamente fa impressione una lista di accuse circostanziate (benché ovviamente ancora da provare) come questa. In sintesi, Berk viene criticato per non aver cercato di allargare il numero di votanti dell'associazione (poco più di 80, decisamente pochi rispetto ai quasi 6.000 dell'Academy) e di non aver posto un freno alle pratiche di corruzione, tutto perché così facendo avrebbe (condizionale d'obbligo) limitato i suoi vantaggi.

Inoltre, nella causa legale, si parla di "corruzione generale e condotta fraudolenta da parte dell'intera organizzazione, che risulta corruttibile da parte degli studios e dei network che vogliono conquistare delle candidature, accetta denaro per sostenere delle persone e vende accrediti stampa per la cerimonia e il red carpet".

In particolare, Berk avrebbe cercato di ottenere percentuali dagli sponsor per sé, come avvenuto con la Chrysler in occasione di una campagna di beneficenza. Inoltre, gli autori della denuncia (oltre a Russell, Steve Locascio) sostengono di essere stati diffamati da Berck e da un'altra esponente dell'associazione, Frances Schoeberger, che avrebbero sparso in giro false voci di condotta inopportuna da parte dei due.

Ovviamente, i diretti interessati negano ogni responsabilità e sostengono che tutto sia frutto della delusione dei querelanti per non aver visto rinnovato il loro contratto. D'altra parte, si sostiene che anche Russell non sia esattamente senza macchia e abbia avuto un conflitto di interessi, considerando che sia i Golden Globes che Stars for a Cause (l'associazione di beneficenza che è stata protagonista dell'iniziativa con la Chrysler ora messa in discussione) erano suoi clienti. Come finirà? Magari con un accordo fuori dalle aule dei tribunali e con l'ennesimo scandalo associato a quello che viene considerato (più per motivi mediatici che effettivi) il secondo premio cinematografico dopo gli Oscar.

Intanto, i bookmaker come sempre forniscono le quote dei favoriti alla cerimonia. Come prevedibile, secondo gli scommettitori a vincere dovrebbero essere come migliori film The Social Network (ma io farei comunque attenzione a Il discorso del re, che potrebbe avere un appeal internazionale forte) e I ragazzi stanno bene, mentre tra gli attori protagonisti vengono visti in pole position Colin Firth, Natalie Portman, Annette Bening e Johnny Depp (per Alice in Wonderland, contenti loro). Invece, tra i non protagonisti dovrebbero prevalere Melissa Leo e Christian Bale, entrambi per The Fighter (ma avranno fatto tutta la promozione che tanto piace all'associazione della stampa estera? Chissà...). David Fincher non dovrebbe avere problemi a essere considerato il miglior regista, mentre Toy Story 3 dovrebbe conquistare facilmente il premio per il miglior cartone. Infine, Biutiful dovrebbe avere la meglio sul nostro Io sono l'amore. Certo, dopo tutte le accuse segnalate sopra, fa un certo effetto parlare di scommesse. E sarà interessante vedere quali quotidiani italiani parleranno della vicenda. E quali invece la trascureranno...

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