The Art of Finding Dory: 17 curiosità su Alla Ricerca di Dory!
Ecco 17 curiosità su Alla Ricerca di Dory presenti nel libro The Art of Finding Dory!
Nato a metà degli anni '90, appassionato di cinema, serie TV e fumetti, continuamente in viaggio e in crisi con se stesso. Ama i pinguini e non certo per questo si è ritrovato a collaborare con BadTaste tra festival, interviste e approfondimenti.
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Il primo, quello che state per leggere, è dedicato a curiosità che, oltre a far parte dello sviluppo del film (dalle sue stesse origini ai cambiamenti dei protagonisti), renderanno ancora più accattivante la visione finale dell’ultima produzione degli studi di Emeryville.
John Lasseter ha affermato che nonostante alcune variazione che lo script ha dovuto subire nel tempo (ricordate le polemiche nate dopo l’uscita del documentario Blackfish?), il prodotto finale è stato “emozionante, divertente, bello e avvincente” come gli era parso durante la presentazione (in gergo durante il “pitch”) che il regista, Andrew Stanton, tenne nel suo studio ormai anni fa.
Andrew Stanton, il regista del film d’animazione, dice di aver sentito il bisogno di tornare sotto gli abissi marini quando dopo aver rivisto Alla Ricerca di Nemo a distanza di 10 anni dall’uscita nelle sale si è reso conto che doveva assolutamente spiegare perché Dory si trovasse in quel punto dell’oceano e soprattutto perché la sua anima risultasse “così abbandonata”.
Per studiare gli effetti della luce sull’acqua, dei riflessi naturali e soprattutto della rifrazione su di essa, sono state montate numerose telecamere su alcuni pali piazzati sia in superficie che nelle profondità marine. In questo modo hanno sempre potuto aver ben presente, in qualsiasi circostanza e a qualsiasi ora, il comportamento della luce.
Affinché il Team Design potesse lavorare al pieno delle proprie capacità sui nuovi ambienti mostrati in Alla Ricerca di Dory sono state visitate le località di Monterey Bay, Steinhart e gli acquari di Vancouver in Canada.
Il film presenta uno studio molto particolare sulle linee geometriche impiegate per realizzare i vari scenari che potrete vedere. Nello specifico sono state impiegate quattro tipologie di linee per quattro diversi ambienti:
- curvilinee per la barriera corallina e le abitazioni di Dory,
- il nulla più assoluto per l’oceano,
- linee ondulate o ritmiche per le foreste di alghe,
- linee forti e strutturate per il mondo umano.Anche l’uso dei colori non è stato affatto casuale, come avvenuto in Inside Out. Difatti, se nelle sequenze ambientate nella barriera corallina troviamo una grande concentrazione di colori sgargianti e saturi, nelle scene “oceaniche” troviamo solo un uso preponderante del blu o di colori scuri e poco variopinti. Nel mondo umano, invece, i colori vanno tendenzialmente dal giallo al verde, seppur più vari di quelli impiegati nell’oceano.
Contrariamente ai vari banchi delle più disparate creature marine che incontriamo nel film, per rendere unici Charlie e Jenny, i due pesci chirurgo genitori di Dory, i Production Designer hanno deciso di cambiargli il modello di base. Anche rispetto alla loro smemorata figlia: se Dory ha come base di riferimento un ovale, la base di Charlie è un quadrato mentre quella di Jenny un semi-sfera.
Le alghe dell’acquario contenuto all’interno della zona “Oceano Aperto“ del Marine Life Istitute sono molto diverse rispetto a quelle che potrete vedere nella barriera corallina dove abitano Nemo e Marlin. Questa differenza è stata voluta dagli animatori per caratterizzare in modo migliore degli ambienti. Per questo, se le prime si sviluppano tendenzialmente in verticale, le seconde lo fanno in orizzontale.
La casa dove Dory si è sistemata nella barriera corallina di Marlin e Nemo è (per lei, non per gli animatori) inconsapevolmente simile a quella dove ha vissuto per anni con la propria famiglia.
La luce è stata importantissima nonché fondamentale per il film. Difatti, oltre a toccare tutto ciò che possiamo vedere generando colori e sfumature diverse, è stato un modo per il Creative Team per dirci se ci trovavamo in un ambiente aperto o chiuso, a che ora e soprattutto come il soggetto della sequenza dovesse sentirsi.
Hank, il fenomenale polpo co-protagonista, oltre ad esser stato il personaggio più difficile da animare grazie al movimento naturale che bisognava emulare per ben otto tentacoli (divenuti poi sette per garantire una riuscita migliore del soggetto come avvenne nel 1989, nei Walt Disney Animation Studios con Ursula, l’antagonista de La Sirenetta che pur somigliando a un polpo è difatti un calamaro con i suoi sei tentacoli), grazie ai suoi “poteri” come quello di passare in fessure grandi tanto quanto il suo becco o quello più classicamente conosciuto di mimetizzarsi, è sempre stato considerato dagli animatori un vero e proprio supereroe.
Inizialmente i personaggi umani erano stati realizzati in modo perfetto, ognuno con una propria caratteristica e un “grande appeal”. Successivamente, però, le loro particolarità furono ridimensionate per garantire che nelle scene dove sono presenti con gli animali marini non calasse mai l’attenzione su questi ultimi. Per questo stesso motivo, in alcune scene, la telecamera inquadra gli umani solo dal busto in giù.
Durante il film è possibile vedere una scena con un gruppo di paguri. Questi, al posto della loro classica conchiglia, hanno una serie di oggetti di uso quotidiano. La scelta degli oggetti da usare, però, non è stata casuale ma al contrario basata su oggetti realmente persi in mare da camion incidentati o navi naufragate. Un esempio sono le paperelle di gomma che potrete vedere. Nel 1992, difatti, un tir ne perse ben 28.000 esemplari.
L’ambiente che è maggiormente mutato la realizzazione del film è stato quello del Marine Life Institute. Il motivo è semplice: ogni volta che uno dei progettisti della zona visitava un nuovo acquario… voleva automaticamente cambiare o migliorare qualcosa nel progetto.
Una volta terminato il film, il Grapich Team ha realizzato più di 1000 cartelli, loghi e segnali da impiegare nei vari ambienti. Chiaramente ne sono stati usati molti meno.
Durante l’ideazione dell’acquario marino, una delle tante idee venute fuori consisteva nel realizzare una serie di tubi e vasche simili a bolle collegate fra loro attraverso le quali il visitatore poteva passeggiare. Seppur scartata è stata basilare per l’ideazione di alcune sequenze del film.
Come avrete potuto intuire precedentemente, la pellicola si basa sui contrasti: dalle luci ai colori. Anche l’epilogo della storia lo è. È inutile dire che la sfida più grande che un pesce potrebbe affrontare non avendo mani, braccia o articolazioni è… guidare!