Lo Chiamavano Jeeg Robot: Luca Marinelli e il villain di cui avevamo bisogno

In Lo Chiamavano Jeeg Robot Luca Marinelli interpreta lo Zingaro, un personaggio che serviva al cinema italiano

Redattore per badtaste.


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Il cinema italiano ha finalmente il suo supereroe, questo è oramai appurato.

La storia di Enzo Ceccotti è una storia appassionante, adrenalinica, intensa. Non ha nulla da invidiare alle storie delle origini nei blockbuster più commerciali perché la sua formula essenziale - ma comunque efficace - funziona alla perfezione. Eppure c'è un aspetto su cui la macchina di Hollywood ha un po' schiacciato il freno a mano negli ultimi anni, e su cui la pellicola tutta italiana di Gabriele Mainetti insiste invece con deciso vigore: il ruolo del villain.

Tra i tanti meriti di Lo Chiamavano Jeeg Robot c'è anche questo, il non aver tratteggiato con minuzia solamente l'improbabile eroe di Tor Bella Monaca protagonista di tutte le vicende, ma anche il suo "avversario" Fabio Cannizzaro, interpretato da un magistrale Luca Marinelli, capace di dare spessore, carisma e - soprattutto - credibilità a un personaggio che in altri contesti sarebbe facilmente scaduto nella macchietta.

Perché un buon film è definito dalla somma di tutte le sue componenti: serve a poco investire sui modelli "in positivo" se poi non esiste una controparte alla pari che possa alzare la posta in gioco; la dinamica d'altronde funziona così. E forse risiede proprio in questo il segreto del successo (per ora critico) del film, nella decisione di calare la storia in un contesto urbano che aiuta a sospendere l'incredulità già in partenza, con protagonisti ritratti a tutto tondo che catturano l'occhio - e il cuore - dello spettatore.

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Lo chiamavano... lo Zingaro

Fabio Cannizzaro si fa chiamare Lo Zingaro. È un tipo sofisticato, maniacale, appassionato di musica anni '80 e in particolare di icone pop femminili (Anna Oxa, Loredana Bertè). Pieno di sé, psicotico, deciso a sfondare a tutti i costi, lo Zingaro è disposto a tutto pur di "farcela"; vuole entrare nel "giro grosso", guardare tutti dall'alto in basso, dimostrare al mondo di che pasta è fatto. Un perfetto esempio di mostro creato dal sistema (e oggi ce ne sono tanti), sempre in cerca di consensi e letteralmente a caccia di "Like".

"Io voglio lascià un segno...come 'sto coglione su Youtube"

Non sorprende, quindi, che quando Enzo Ceccoti inizia a mettergli i bastoni tra le ruote (direttamente e indirettamente), il mondo dello zingaro cominci a vacillare.

Fabio e Enzo occupano i due poli opposti dell'intreccio, a rappresentanza della canonica dicotomia tra bene e male, tra giusto e sbagliato, pur provenendo dallo stesso mondo fatto di criminalità e sangue; in questo senso, è da lodare l'audacia registica che non si preoccupa di ammorbidire e arginare i dettagli più spigolosi, senza indorare la pillola come tanto piace fare a Hollywood.

Lo zingaro non ha bisogno di scuse per scannarsi contro il nostro protagonista, non necessita di sterile giustificazionismo per la sua condotta scellerata. È un cattivo puro con occhi di ghiaccio che sanno incutere timore, ma che fanno anche da dimora a un'immensa fragilità.

Tormentato dal desiderio, bipolare, ambiguo, Fabio Cannizzaro è un mostro di Frankenstein moderno che ha per creatore un sistema in cui mentre alcuni ambiscono al potere, come esemplificato dalla cruda lotta tra bande che fa da sfondo alla vicenda, lui punta allo star power.

Impossibile allora negare quanto ci sia di pionieristico in tutta l'operazione, o più semplicemente quanto sentito e sincero sia il desiderio di condurre per mano lo spettatore in un racconto che sa di nuovo dall'inizio alla fine.

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Finalmente Cattivo

A prestare il volto allo Zingaro c'è Luca Marinelli, classe 1984.

Da "La solitudine dei numeri primi" (2010) a "Tutti i santi giorni" (2012) l'attore ha dimostrato di avere una fortissima presenza scenica. "Non essere cattivo", nel 2015, gli è valso Premio Francesco Pasinetti come Migliore Attore alla 72esima Mostra del Cinema di Venezia.

Eppure è proprio in Lo Chiamavano Jeeg Robot (tra l'altro girato prima del film di Caligari) che Marinelli spicca il volo, passando finalmente da vittima a cattivo, dando forma con abile destrezza a un personaggio multicolore che gli calza a pennello (grande merito alle scelte fatte in fase di casting).

Le manie di protagonismo, le ossessioni, la ricerca di fama. Luca Marinelli interpreta un villain che (finalmente) buca lo schermo con dirompenza, una nemesi che amiamo odiare, un cattivo di cui avevamo bisogno.

Lo Chiamavano Jeeg Robot sarà nelle sale italiane dal 25 febbraio. Cliccando qui è possibile accedere al nostro speciale hub.

Ecco la sinossi:

Enzo Ceccotti entra in contatto con una sostanza radioattiva. A causa di un incidente scopre di avere un forza sovraumana. Ombroso, introverso e chiuso in se stesso, Enzo accoglie il dono dei nuovi poteri come una benedizione per la sua carriera di delinquente. Tutto cambia quando incontra Alessia, convinta che lui sia l’eroe del famoso cartone animato giapponese Jeeg Robot d’acciaio.

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